Questa sezione è da noi dedicata a tutti i ragazzi approdati a noi come una benedizione; a quanti, nella gioia dell’incontro, ci hanno donato la fortuna di leggere e conoscere le sofferenze dei distacchi e la bellezza dei loro viaggi, con i loro percorsi di vita segnati dai venti del destino e sempre più simili a delle rotte distratte. Percorsi di vita più orientati alla scoperta di nuovi e indeterminati percorsi che alla ricerca affannosa di rotte certe verso porti incerti. E un po’ ciò che accade nella lettura, dove la bellezza sta nella indeterminata scoperta del racconto che interroga e rivela, e non nella certezza svelata della struttura narrativa del testo. Questo è quello che proveremo a fare per voi: costruire un percorso che si fa racconto e filo conduttore con i nostri suggerimenti per la lettura lungo la trasversale dei temi che caratterizzano il nostro lavoro quotidiano con i ragazzi e con le persone con cui collaboriamo. Aspettiamo anche il vostro contributo; se avete suggerimenti potete scriverci utilizzando l’apposito box nella sezione contatti, mettendo come oggetto: "Letti per voi"
sett. 1 al 2
Gen 2021
sett. 52 al 53
Dic 2020
sett. 50 al 51
Dic 2020
sett. 48 al 49
Nov 2020
sett. 41 al 43
Ott 2020
sett. 38 al 40
Ott 2020
sett. 36 al 37
Set 2020
sett. 34 al 35
Set 2020
sett. 32 al 33
Ago 2020
sett. 30 al 31
Ago 2020
sett. 28 al 29
Lug 2020
sett. 23 al 27
Mag 2020
sett. 21 e 22
Mag 2020
sett. 20
Mag 2020
sett. 19
Mag 2020
sett. 18
Apr 2020
sett. 17
Apr 2020
sett. 16
Apr 2020
sett. 15
Apr 2020
sett. 14
Apr 2020
sett. 13
Mar 2020
Sett. 12
Mar 2020
sett. 1 al 2 - Gennaio 2021
La gentilezza custodisce il segreto per instaurare relazioni solide, autentiche, di fiducia, che ci aiutano a conseguire i risultati desiderati in tutti gli ambiti della nostra esistenza privata e sociale. Non ha niente a che vedere con la manipolazione né con l'essere ben educati o manierosi. La gentilezza è un bene complesso e potentissimo, che appartiene a ciascuno di noi, ma che va riscoperto e praticato quotidianamente, perché porti i suoi frutti migliori.
Che senso ha parlare di gentilezza, in un mondo conflittuale, ad alto tasso di competitività, dove a predominare sembra essere l'esatto contrario?
Quali vantaggi ne avremmo? Possiamo essere gentili senza risultare deboli, imprudenti o, peggio, ingenui?
Il potere della gentilezza affronta i meccanismi della crisi che oggi imperversa nelle relazioni umane e, suggerendo sedici regole d'oro, porta a ripristinare il circolo virtuoso del rispetto e della fiducia.
Franck Martin parla con passione e sincerità salutari dei diversi contesti in cui si giocano relazioni sociali e, con esempi mirati, invita tutti - capi e sottoposti, imprese e sindacati, politici e cittadini, media e spettatori, medici e pazienti, insegnanti e studenti -a ripristinare relazioni di fiducia perché i progetti più strategici e più vitali siano portati a termine con successo.
Non illudiamoci, però: la gentilezza non e data una volta per tutte, va nutrita, perché non appena incontriamo una difficoltà rischia di essere rimessa in discussione. Martin ci convince anche in questo: bisogna essere determinati nella gentilezza!
SCHEDA TECNICA
Editore: Feltrinelli
Formato libro: Pag 135 – 13cm x 20cm
sett. 52 al 53 - Dicembre 2020
Dopo l’affresco di Decadenza, che raccontava l’ascesa e la profonda crisi della nostra civiltà, per Michel Onfray è venuto il momento di delineare un modello positivo a cui ispirare l’esistenza individuale e collettiva: lo trova nei grandi protagonisti dell’antica Roma. Il filosofo francese attinge a piene mani dalla storia romana per darcene un’interpretazione eretica e di buonsenso allo stesso tempo: a differenza della pomposa (e inutile) metafisica dei greci, che vivevano con gli occhi rivolti al cielo delle idee, i romani sono veri e propri maestri di vita, «saggezza» incarnata, dunque filosofia allo stato puro. I greci imbrogliavano con le loro fumose teorie, mentre i romani, che sapevano vivere con i piedi ben piantati a terra, continuano a illuminarci e a spronarci con i loro grandi esempi. I discorsi non valgono nulla se non si trasformano in gesti, azioni, carne – ed è uno spettacolare teatro di corpi quello che allestisce Onfray, di suicidi grandiosi e di combattimenti di gladiatori, di amicizie sublimi e di omicidi che cambiano il corso della Storia. Diviso in tre grandi parti, dedicate rispettivamente a Sé, agli Altri e al Mondo, Saggezza ci esorta a (ri)trovare il romano che è in noi, ovvero la capacità di prenderci cura di noi, della comunità e della natura, e prova a dare una risposta alle domande più difficili: che uso fare del proprio tempo? Come rimanere saldi nel dolore? Si può invecchiare bene? Bisogna generare figli? Come si fa ad addomesticare la paura della morte? Cosa ci insegna la natura?Voce rara e preziosa nei nostri «tempi alla fine del tempo», Onfray ci ricorda che vivere non è fissare gli occhi al cielo, ma proteggere la città e amare più che si può: soprattutto se si sta approssimando una tempesta.
SCHEDA TECNICA
Editore: Ponte alle Grazie
Formato libro: Pag 136 – 11cm x 17cm
1ª edizione: 2019
sett. 50 al 51 - Dicembre 2020
Una moneta chiamata fiducia. Oltre il denaro. L'esperienza vincente di Sardex: Un'altra economia è possibile, anzi, esiste già. Si chiama "economia della fiducia": una rete di cittadini, imprese, associazioni, messe in relazione tra loro attraverso uno strumento innovativo, che si basa su reciprocità, mutuo credito, innovazione. Ecco qui ricostruita l'incredibile avventura di cinque giovani imprenditori sardi che nel 2009 s'inventano sardex, una nuova moneta complementare, per aiutare piccole e grandi aziende in difficoltà. Un successo strabiliante: 4000 imprese, mezzo miliardo di crediti transati, un milione e duecentomila transazioni, più di 350 milioni di euro di giro d'affari complessivo. Una storia che nasce in Sardegna e si diffonde in tredici regioni italiane, e nel mondo, indicando un possibile modello di integrazione all'attuale sistema economico e monetario, il cui funzionamento è tutto a favore del grande capitale e della finanza. L'esperimento della nuova moneta è invece pensato a vantaggio delle comunità locali: commerciando beni e servizi in sardex le aziende ottengono un credito, risorsa assai scarsa di questi tempi, che possono spendere per forniture o investimenti, ma anche ridistribuire ai dipendenti. La ricostruzione di Tarozzi fa capire come la moneta abbia il potere di ridisegnare l'economia in quanto metro di scambio universale, per riannodare il tessuto sociale di comunità schiacciate sotto il peso della crisi economica, e mettendo al centro la sostenibilità sociale e ambientale. Le persone sono il più grande capitale che abbiamo. E la moneta è il modo per tenerle unite e aiutarle.
SCHEDA TECNICA
Editore: Chiarilettere
Formato libro: Pag 183 – 12,8 x 19,8 cm
1ª edizione: 2019
sett. 48 al 49 - Novembre 2020
Mai sentito parlare di non-luoghi? Non si tratta dell’Isola che non c’è e non serve la polvere magica di Peter Pan per visitarli, anzi, sono spazi che, nostro malgrado o volontariamente, frequentiamo tutti i giorni.
Il termine non-luogo, è stato introdotto dall’antropologo francese Marc Augé (Poitiers, 2 settembre 1935) nel 1992, nel suo libro Non-lieux. Introduction à une anthropologie de la surmodernité per designare le strutture necessarie alla circolazione delle persone e degli oggetti, come autostrade, aeroporti, mezzi di trasporto, centri commerciali, sale d’aspetto e ascensori. Si tratta in poche parole delle aree in cui gli individui si incrociano senza entrare in relazione gli uni con gli altri, guidati o dal desiderio frenetico di consumare o di accelerare le operazioni della quotidianità. Sono zone di passaggio e di solitudine, sentimenti tipici della società contemporanea. La surmodenità, incapace di integrare in sé i luoghi storici perché incentrata unicamente sul presente e consumata dagli idoli della provvisorietà e di un individualismo fondamentalmente egoista, vi trova la sua espressione più completa.
Le persone transitano tutti i giorni nei non-luoghi ma nessuno vi abita. Sono gli spazi dello standard, al cui interno tutto è calcolato con precisione maniacale e ogni mossa è regolata da specifiche modalità d’uso, che si esprimono via via in modo prescrittivo – mettersi in fila, proibitivo – vietato fumare, o informativo – voi siete qui. L’individuo perde così tutte le sue peculiarità per continuare a esistere unicamente come cliente. Il suo ruolo è definito da un contratto più o meno tacito che egli firma una volta entrato nel non-luogo e, in quanto fruitore, è sempre costretto a provare la propria identità e, con essa, la propria innocenza: così chi sale su un mezzo pubblico deve mostrare il diritto di transito tramite il biglietto e chi vuole imbarcarsi su un aereo deve esibire carta d’identità o passaporto. Non per niente il novelliere Stefan Zweig fa notare che una volta l’uomo aveva un’anima e un corpo, oggi ha bisogno anche di un passaporto, altrimenti non viene trattato da essere umano. Lo spazio del non-luogo libera così colui che vi entra dalle sue funzioni abituali: egli è unicamente ciò che fa o che vive come passeggero, cliente o guidatore. Il soggetto ritrova poi la sua identità al controllo al casello autostradale o alla cassa, ma nel frattempo obbedisce allo stesso codice degli altri, in un’immensa solitudine e similitudine. Non si parla più di persone ma di entità anonime. E qui risiede uno dei paradossi maggiori: il cliente conquista il proprio anonimato solo dopo aver fornito la prova della sua identità. Il non-luogo si delinea così come il contrario dell’utopia: esiste per tutti, ma non accoglie alcuna società organica.
SCHEDA TECNICA
Editore: Elèuthera
Formato libro: Pag 136 – 12,5 x 19 cm
1ª edizione: 1993
sett. 41 al 43 - Ottobre 2020
Mario Tagliani il carcere lo conosce da 30 anni. Ci è finito dentro per caso, suonando il campanello per entrare. Lì ha trovato le sue “classi” e ha deciso che non c’era modo d’insegnare più bello. Il mio lavoro è dare ai ragazzi la chiave per tornare liberi scrive Mario, e quotidianamente ha pensato a come assolvere nel migliore dei modi al suo mandato. La sua è una didattica fulminea: i ragazzi restano in classe in media tra i 30 e i 70 giorni poi, fuori o in un'altra struttura. Quindi bisogna saperli prendere, conquistare, offrire loro una possibilità, perché forse altre non arriveranno. Il carcere in trent’anni è poi anche uno specchio della società: al Ferrante Aporti negli anni ’70 c’era la Torino degli emigrati del Sud, poi via via i rom, i marocchini, quelli dell’Est, e oggi, nuovamente, sembra facciano ritorno gli italiani. Mario è divenuto alcuni anni fa il protagonista di un breve e curato libello di Fabio Geda, La bellezza nonostante, nel quale l’autore con dolcezza narrava un maestro speciale. Oggi invece si presenta come scrittore della propria vita e del proprio mestiere.
SCHEDA TECNICA
ADD Editore – collana oscar saggi
Formato libro: Pag 189 – 12 x 19 cm
1ª edizione: 2014
sett. 38 al 40 - Ottobre 2020
Nulla succede per caso propone un approccio romanzesco alla sincronicità. Storie presentate come opportunità di crescita interiore e di trasformazione, eventi sincronistici come momenti di rinnovata consapevolezza rispetto al proprio modo di vedere se stessi, gli altri e il mondo.
Frasi fatte come ”Ti succederà quando meno te l’aspetti” riflettono una verità: nel momento in cui siamo più concentrati, oppure più aperti, rispetto ai nostri limitati progetti, attiviamo nell’intreccio della nostra vita una fase di grandi potenzialità.
Come ha scritto Milan Kundera, autore de L’insostenibile leggerezza dell’essere, facciamo bene a rimproverare coloro che sono ciechi alle coincidenze della vita poiché, come questo libro dimostrerà, quelle coincidenze uniche che chiamiamo sincronistiche ci rendono di volta in volta coscienti della bellezza, dell’ordine e del concatenarsi delle storie che stiamo vivendo.
Al centro dell’interesse dell’autore di Nulla succede per caso, R. H. Hopcke, ci sono le storie e il ruolo che occupano nella nostra esistenza. La vita di ognuno di noi si fonda sul raccontare. Quando si torna a casa dal lavoro, la prima cosa che viene chiesta è :”Com’è andata oggi?” in altre parole: ”Ti prego raccontami la storia della tua giornata”. Oppure a pranzo da amici: ”Allora, che c’è di nuovo?”, in altre parole: ”Raccontami una storia”.
L’autore afferma che ognuno di noi è un personaggio in molte storie, amici, clienti, colleghi, genitori, chiunque ha da raccontare storie su di noi, storie in cui noi siamo i protagonisti.
Nulla succede per caso introduce il concetto di coincidenza: soltanto un qualcosa di esterno dalla storia riuscirebbe a richiamare l’attenzione del personaggio sul carattere della situazione che sta vivendo, quasi ogni giorno si verifica una coincidenza.
Se prestiamo attenzione all’effetto che gli eventi hanno su di noi, possiamo notare a volte che rimaniamo scossi; ogni evento ha un carico di significati, che Carl Gustav Jung ha chiamato coincidenza significativa “Sincronicità”.
Importante quindi l’impatto emotivo che gli eventi producono su di noi, eventi che ci cambiano e ci trasformano. In momenti chiave della nostra esistenza, ci balza all’occhio in seguito a una sorta di convergenza di eventi esterni e condizioni interiori a noi. Gli eventi sincronistici ci offrono una visione diversa di noi stessi, una prospettiva più ampia sulla nostra esistenza, oppure una comprensione più profonda degli altri o del mondo.
Nulla succede per caso, l’autore afferma che noi ci scontriamo con questi eventi, quasi li neghiamo, cerchiamo di non prenderli in considerazione, li sminuiamo. Questo perché ci costringono a misurarci con il fatto che talvolta le storie che raccontiamo sul nostro conto, le storie che vorremmo vivere, non sono necessariamente quelle nelle quali viviamo o nelle quali siamo destinati a vivere.
SCHEDA TECNICA
Mondadori – collana oscar saggi
Formato libro: Pag 264 – 12,5 x 19,5 cm
1ª edizione It.: 2003
sett. 36 al 37 - Settembre 2020
A livello teorico quello di potere è uno dei concetti più controversi e problematici della storia del pensiero filosofico, politico, sociologico e giuridico.
Il punto di partenza della riflessione di Byung-Chul Han è che esso è stato quasi sempre ridotto a una relazione causale diretta: chi detiene il potere si impone su chi lo subisce, determinandone il comportamento a prescindere dalla sua volontà. Tuttavia, secondo Han, se si sottolinea esclusivamente questa logica, si riesce a percepirne il lato violento e costrittivo, ma non si colgono le dinamiche più nascoste e complesse mediante cui il potere agisce.
Ampliando l’analisi, si può individuare proprio nella libertà il suo presupposto e comprendere che esso può essere esercitato non solo contro l’Altro, ma anche condizionandolo dall’interno, raggiungendo un grado di mediazione molto più elevato e assumendo forme estremamente articolate – meccanismi che, negli sviluppi successivi del suo pensiero, l’autore arriva a considerare come la chiave di volta della vita sociale e politica.
Attraverso una comparazione critica dei principali teorici occidentali del potere – da Luhmann a Foucault, da Nietzsche a Heidegger, Hegel, Agamben e molti altri – in questo saggio Han ne dà una lettura che punta a sgombrare il campo dalle contraddizioni e dalle miopie teoriche, privando “il potere almeno del potere fondato sul fatto che non si sa esattamente cosa esso sia” attraverso questo libro.
SCHEDA TECNICA
Nottetempo – collana figure
Formato libro: Pag 176 – 14 x 20 cm
1ª edizione It.: 2019
sett. 34 al 35 - Settembre 2020
Il silenzio è cosa viva di Chandra Livia Candiani è un piccolo saggio sulla meditazione come arte da praticare nella quotidianità e far sì che permei la vita di tutti i giorni.
Nel mondo di Chandra, dove la parola è anche immagine e poesia, meditare è anzitutto stare fermi; sedersi e seguire umilmente e con pazienza il respiro, accoglierlo in silenzio, conoscere ma senza pensare. Meditare è seguire i movimenti della nostra mente smettendo di affaccendarci in azioni, pensieri, preoccupazioni per il futuro, ricordi del passato. Meditare non è fare il vuoto intorno a noi. Anzi: è non separare i mondi, non dividere quel che consideriamo spirituale da quel che riteniamo ordinario. E i gesti quotidiani di cucinare, lavare i piatti, telefonare, pulire, leggere possono diventare forme di preghiera. È insomma stare dentro noi stessi, dentro tutto ciò che siamo in quel momento, consapevolmente. Spesso si pensa che la soluzione al dolore e all'ansia sia altrove, ma è nel dolore la soluzione del dolore (e nell'ansia la soluzione dell'ansia). Sentendolo, abitandolo, assaporandolo, non è più un estraneo, ma a poco a poco un ospite scomodo, irruente, tempestoso e infine un pezzo di noi.
Nella spiritualità buddista, la meditazione è una pratica di consapevolezza, un limpido sguardo a sé stessi e a quel che sta accadendo. Nel meditare c’è ascolto, accoglienza e il lasciarsi attraversare da ciò che stiamo vivendo, senza però restarne schiacciati.
Meditazione quindi è presenza non estraniamento, è avvicinarsi non respingere. È mantenere quella giusta distanza dall’io e dalla realtà che non aspira ad una saggezza imperscrutabile, non impone passività, né esige una reazione. Si tratta invece di tornare in contatto con se stessi e con la vita, in attesa di una risposta, di un cambiamento.
Il cambiamento inizia accogliendo sé stessi, la nostra incompiutezza, la nostra mancanza e tensione verso, cercando di non migliorarsi né cambiarsi, aspettando, attendendo alla trasformazione che arriverà quando il tempo del sostare sarà maturo.
Avere uno spazio, in cui fermarsi nel silenzio, è una palestra in cui ci si allena a considerare meditazione tutte le azioni quotidiane – camminare, cucinare, parlare, dormire – sospendendo affanno, fuga o bisogno di anestetizzare il dolore e la paura che stiamo vivendo. Ci si sveglia dal sonno quotidiano, si zittisce ogni commentatore interno e si impara ad entrare nella vita restandoci, in assenza di giudizi, prese di posizione e preoccupazioni.
Sentire gli strappi, le lacerazioni, le paure di un’epoca e di un individuo che ne fa parte, e trasformarle in un punto di partenza per una nuova fiducia e un senso di responsabilità che è capacità di rispondere alle sfide che ogni tempo propone a noi esseri umani sapendo che siamo fatti per farcela.
SCHEDA TECNICA
Einaudi – collana Vele
Formato libro: Pag 132 – 10 x 16 cm
1ª edizione It.: 2018
sett. 32 al 33 - Agosto 2020
Dostoevskij aveva detto che solo la bellezza ci salverà. Ma oggi è il bello stesso a dover essere messo in salvo, recuperando l’integralità della sua esperienza che l’epoca digitale fa svanire di giorno in giorno. Questo è l’intento del saggio di Byung-Chul Han, che ripercorre momenti essenziali del pensiero europeo sul bello, da Platone a Nietzsche e Adorno, per mostrare con vigorosa persuasività la deriva estrema della nostra esperienza estetica. L’estetizzazione diffusa, la veloce proliferazione di immagini levigate e consegnate al consumo, dove conta solo il mero presente della piú piatta percezione, conducono a una fondamentale anestetizzazione. Nulla piú accade e ci riguarda nel profondo, e cosí l’arte diventa, come già aveva avvertito Nietzsche, solo occasione di una momentanea eccitazione. Ma l’originaria esperienza del bello è invece una scossa estatica che ci trasforma e si prolunga anche nella vita etica e politica. La bellezza non rimanda al sentimento di piacere, ma a un’esperienza di verità. “Tu devi cambiare la tua vita”: il monito che promana dal Torso arcaico di Apollo nell’omonima poesia di Rilke è la parola che il bello ci rivolge attraverso questo libro.
SCHEDA TECNICA
Nottetempo – collana figure
Formato libro: Pag 112 – 14 x 20 cm
1ª edizione It.: 2019
sett. 30 al 31 - Agosto 2020
Nato come antologia di mistici, proposta da Buber nel 1907 all’editore Diederichs, che lo pubblicò nel 1909, modificato da Buber per l’edizione del 1921 (a cui la qui presente si attiene), questo libro diventò dunque una forma senza precedenti né conseguenti, un testo dove una voce sola parla attraverso lingue e stili ed epoche molteplici dell’esperienza che più di ogni altra sfugge alla parola: l’estasi. Per capire come queste pagine possano trasformarsi in un vademecum insostituibile basterà accennare a due loro lettori. Da una parte Jorge Luis Borges, che usava dire di aver scoperto l’essenziale di quanto sapeva sulla mistica dalle Confessioni estatiche. Dall’altra parte Robert Musil, che nei mirabili «dialoghi sacri» fra Ulrich e Agathe dell’Uomo senza qualità attinge a piene mani da queste pagine, come se la voce che parlava ugualmente in Plotino e in Armelle proseguisse senza ostacolo dove i due fratelli ricongiunti si introducono all’«altro stato», nella persuasione di «appartenere non soltanto al mondo vivo e tumultuoso, ma anche a un mondo diverso che aleggiava nell’altro come un respiro trattenuto».
Subito in apertura di questo libro Martin Buber volle precisare quale impresa azzardata e preziosa si era proposto nel comporlo: «Queste testimonianze di uomini e donne su qualcosa che essi vissero come esperienza sovrumana non sono state raccolte allo scopo di darne una definizione o una valutazione, ma perché in esse l’impeto dell’esperienza vivente, la volontà di dire l’indicibile e la vox humana hanno creato un’unità memorabile. Di questi elementi mi è sembrato degno di essere ripreso ciò che testimoniava, o recava in sé, il segno della parola». In questa voce incontriamo una «bellezza diversa da quella estetica». E, a quel punto, aggiungeva Buber, «nulla so più di gradi, né dell’ordine gerarchico degli spiriti. Ecco Plotino il Sublime e ’Attar, il più audace dei poeti; ecco Valentino, il demone segreto del cambiamento di un’epoca; ed ecco Ramakrishna, per il cui tramite tutto lo spirito indiano si è di nuovo svelato ai giorni nostri; ecco Simeone, l’amico e cantore di Dio dell’èra bizantina, e Gerlach Peters, il suo fratello olandese, giovane e lieto di morire; e qui, accanto a loro, ecco Alpais, la pastorella le cui parole quasi mi sembrano troppo accorte; e Armelle, la selvatica serva contadina; e i Camisardi, che mi confidano con rette parole peccati e redenzioni; ed ecco ancora le candide suore innamorate seguite dai goffi borghesi che balbettano le loro storie fantastiche, Hans Engelbrecht e Hemme Hayen. Eccoli qui, uno accanto all’altro, uno con l’altro, riuniti nella comunità di coloro che hanno osato raccontare quell’abisso; io vivo con loro, ascolto le loro voci, la loro voce: la voce dell’uomo».
SCHEDA TECNICA
Biblioteca Adelphi, 179
Formato libro: Pag 256 – 12,5 x 19,5 cm
6ª edizione: 1987
sett. 28 al 29 - Luglio 2020
Viviamo in perenne mancanza di tempo. Quasi in apnea, ci affrettiamo per poter fare esperienza di tutto quello che il nostro mondo iperproduttivo ci mette davanti. Accelerare per avere più tempo è diventato l’imperativo della nostra vita. Ma questa ‘epoca dell’affanno’, in definitiva, ci rende ansiosi, stressati, disorientati. L’accelerazione della tecnologia e delle trasformazioni sociali non solo ha annientato lo spazio e la geografia stessa (ogni luogo è a portata di un clic o di qualche ora di aereo), ma ha atomizzato il tempo, lo ha frammentato in tanti attimi presenti che si sostituiscono l’uno all’altro, che non conoscono più pause e intervalli, soglie e passaggi, e soprattutto non costruiscono più un’unica storia: la nostra. Perché questa disgregazione riguarda anche la nostra identità, che si impoverisce e si riduce, soffocata dalle proprie attività senza durata. Sono queste le riflessioni che Byung-Chul Han, il filosofo coreano che ama riflettere sull’uomo svelandone la situazione critica di fronte agli stimoli della società contemporanea, mette a fuoco in questo libro dal titolo seducente. Percorrendo in modo originale il pensiero filosofico sul tempo, da Aristotele e Tommaso a Heidegger e Arendt, passando per Hegel, Marx e Nietzsche (ma soffermandosi anche a lungo sull’opera di Proust), egli ci mette di fronte a quella che riassume come un’assolutizzazione della vita activa: la necessità di produrre (e consumare) come forma di realizzazione umana, che finisce per sottrarre all’uomo respiro e spirito.
Bisogna allora riguadagnare un posto alla vita contemplativa, nella sua forma più quotidiana e vicina. Vale a dire reimparare a fermarsi, a “indugiare”: bellissimo verbo che parla di pause, di ozio meditativo, di sguardo lungo e cordiale sulle cose. In una parola, lo sguardo contemplativo restituisce al tempo il suo “profumo”, che è lento e permanente, che sa di ricordo e di memoria. Acquista allora un senso nuovo e smette di essere solo una stravagante curiosità l’orologio “a profumo” dell’antica Cina, cui l’autore dedica pagine piene di poesia, che misura il tempo col bruciare di un profumato sigillo d’incenso: alla fine, resta un’eccedenza speciale, un aroma che riempie lo spazio, che indugia nell’aria in un momento sospeso e denso che apre alla felicità.
SCHEDA TECNICA
Ed. VP_VITA E PENSIERO – collana “Transizioni”
Formato libro: Pag 136 – 14 x 21 cm
Prima edizione: 2017
sett. 22 al 27 - Luglio 2020
Il libro, attraverso le lettere di chi vive la segregazione forzata, esamina la vita di carcerazione della massa di drogati, disadattati, extracomunitari, psicolabili, assassini stipati nelle case circondariali, evidenziando lo stato di sostanziale disordine e l’illegalità cui sono costretti, motivo per il quale la rieducazione risulta impossibile.
«Il problema non è tenere i detenuti dentro il carcere ma tenerli fuori, e come.» - Gherardo Colombo
«Oggi il carcere è fondamentalmente stupido. Non serve a niente e costa un enorme ammontare di denaro… Un carcere utile e logico è possibile.» - Don Ettore Cannavera, fondatore della Comunità La Collina
In questo libro, con una breve e interessante di Gerardo Colombo, l’autore, partendo dal tema fondamentale e dal rapporto tra certezza della pena e la rieducazione, analizzano l’esperienza di un carcere alternativo dove a conclusione affermano che “SMETTERE DI DELINQUERE SI PUÒ”.
Chi sbaglia paga descrive questa straordinaria esperienza alternativa messa in campo dalla Comunità La Collina di Serdiana (Sardegna), fondata nel 1994 da don Ettore Cannavera: un carcere utile, umano e logico in contrapposizione a una galera segregativa, illogica e inutile (il 70 per cento dei detenuti ritorna in prigione commettendo nuovi reati). Il libro, attraverso le lettere di chi vive la segregazione forzata, esamina la vita di carcerazione della massa di drogati, disadattati, extracomunitari, psicolabili, assassini stipati nelle case circondariali, evidenziando lo stato di sostanziale disordine e l’illegalità cui sono costretti, motivo per il quale la rieducazione risulta impossibile. Il contrario di quanto invece avviene a Serdiana che, come racconta Abis, propone un modello di vita di lavoro e legalità orientata alla rieducazione, secondo quanto stabilito dalla Costituzione, in cui è favorita la relazione con il prossimo sotto il costante controllo di educatori professionisti. I risultati ottenuti dalla Comunità in venticinque anni di esperienza (4 per cento di recidiva) dimostrano che è possibile assicurare la giustizia ai cittadini, garantendo la certezza della pena, e rieducare senza sconti i colpevoli di delitti anche gravi, riammettendoli alla fine del percorso detentivo all’interno della società come elementi consapevoli e capaci di comportamento conforme alla legge, dunque senza compromettere la sicurezza collettiva.
SCHEDA TECNICA
Ed. CHIARILETTERE – collana “Reverse”
Formato libro: Pag 240 – 13 x 19 cm
Prima edizione: 2020
sett. 20 22 - Maggio 2020
Speranza è il sentimento con cui guardiamo fiduciosi al futuro; resilienza è forza d'animo con cui superiamo i traumi subiti. Queste due passioni felici rappresentano il filo conduttore delle strategie terapeutiche di M. H. Erickson proposte nel libro.
La vita regala a ognuno esperienze positive e negative. Coloro che coltivano speranza e resilienza riescono a gioire delle prime e a superare le seconde, diventando più forti laddove sono stati feriti.
Il libro presenta cinque strategie utilizzate da M. H. Erickson per stimolare un processo di guarigione nei pazienti; si tratta di strategie terapeutiche che servono ad aumentare la flessibilità e la sensibilità del terapeuta nei confronti del paziente; che stimolano speranza e resilienza nella coppia terapeuta-paziente, rendendo entrambi più forti, più collaborativi e più desiderosi di vivere una vita sana, felice e responsabile.
Il libro si rivolge a coloro che svolgono una professione d'aiuto - psicologi, terapeuti, counselor, coach, insegnanti - e anche a coloro che si propongono di utilizzare le proprie esperienze negative, le piccole e grandi crisi per migliorare e rafforzarsi.
SCHEDA TECNICA
Ed. FRANCO ANGELI – Collana psicoterapie
Formato libro: Pag 192 – 15,5 x 23 cm
Prima edizione: 2004
sett. 20 - Maggio 2020
Questo volume si rivolge a quanti intendano, personalmente e/o professionalmente, percorrere un viaggio alla ricerca dei perché più profondi della propria esistenza.
Perché sono, penso, agisco, sento, mi relaziono, in un determinato modo? E se fossi nato in un'altra famiglia, in un altro paese, con un altro credo, sarei ancora io?
Che legame c'è tra esperienza psicologica ed esperienza spirituale? La cultura sociale, politica, scolastica, nella quale sono immerso e dalla quale sono attraversato, che peso ha nell'influenzare le mie decisioni e le mie idee?
Ed ancora, le relazioni che ho e che intrattengo mi condizionano nella costruzione del mio io e della mia idea di me? Ed io sono proprio certo di essere ed essere pensato come individuo unico, coerente, razionale o forse mi accorgo di cambiare forma, opinione, comportamento, in accordo alle situazioni temporali, relazionali, istituzionali, gruppali nelle quali trascorro la mia esistenza?
Ed infine, esiste un'anima, un'identità, un'individualità o una relazione dinamica tra esseri in ricerca, in viaggio, verso orizzonti di benessere e felicità?
Il volume non risponderà a questi interrogativi, ma organizzerà un pensiero originale, innovativo, complesso e poliedrico: stimolerà il lettore a percorrere un viaggio interiore, un percorso di verità ed autocoscienza, alla ricerca dell'anima, sino a giungere ad una possibile narrazione rigenerata di sé: il proprio testo in un contesto interpretativo relazionale.
Anima, mente, psiche, sé, cultura, individuo, società, gruppo, interiorità, spiritualità_ tutte declinazioni complesse della diversità e molteplicità che danno forma al sentimento di felicità.
Il volume intende rigenerare e risignificare nell'orizzonte scientifico e psicologico un termine desueto: anima. Ed una declinazione: collettiva, culturale, plurale, relazionale.
Verso la costruzione di un codice culturale ermeneutico insaturo, eudaimonico, rigenerante!
SCHEDA TECNICA
Ed. FRANCO ANGELI – Serie psicologia
Formato libro: Pag 208 – 15,5 x 23 cm
sett. 19 - Maggio 2020
Contare qualcosa per qualcuno: un elementare programma per la vita, il cui perseguimento determina la qualità delle nostre giornate.
L'affettività è la risorsa principale di ciascuno, poiché una persona senza legami o con legami logori, si indebolisce, trasformandosi in una tossina per sé e per il gruppo sociale cui appartiene.
L'autore mette a nudo i meccanismi che stanno alla base della nostra capacità di costruire relazioni stabili, vitali e non distruttive. Ci porta a riconoscere e a correggere le impronte negative che la nostra storia personale lascia sulle relazioni e viceversa.
Identifica ciò che, del nostro mondo interiore, minaccia le nostre relazioni e suggerisce come intervenire su di esse aprendosi al cambiamento dei propri schemi ricorsivi.
Chiarisce il ruolo dell'interazione tra la volontà di potenza e il sentimento sociale insito in ciascuno di noi: se queste due istanze fondamentali non trovano un equilibrio, ogni relazione è destinata al fallimento, creando turbolenze rovinose nella vita di chi ci è vicino.
Tra essi, i figli soprattutto, che, pur non partecipando al deterioramento delle relazioni ma subendolo, portano con sé, e nei loro futuri legami, i condizionamenti dell'esperienza negativa dell'affettività.
Infine, l'autore riconosce nella debolezza della sfera relazionale la spia della deriva sociale in atto, ma anche il punto di partenza per ridare slancio non solo all'individuo, ma anche alla collettività.
SCHEDA TECNICA
Ed. URRA
Formato libro: Pag 172 – 13,5 x 21 cm
Anno di pubblicazione: 2012
sett. 18 - Aprile 2020
L'Italia è un Paese strano, ricco di risorse di cui nemmeno ci rendiamo conto.
Questo libro un po’ datato, di A. ALESINA e A. ICHINO, torna di attualità soprattutto in questo momento dove ogni settore di attività che concorre al PIL ha sperimentato un fermo totale mai verificatosi, trovandosi a fare i conti con un complesso di fattori critici e gravi ripercussioni sul piano economico, sociale e persino antropologico.
I temi trattati nel libro, tutti intorno al presupposto che in Italia, l’entità della “produzione familiare”, cioè quella non rilevata dalle statistiche, è superiore rispetto a quelle delle altre nazioni, e costituisce un vero e proprio fattore di creazione di valore e ricchezza.
Proprio questo tema -“la produzione familiare” dell’Italia fatta in casa-, al di là dei costi e delle criticità che ha, e che è illustrato con chiarezza e lucidità nel libro, rappresenta nell’attualità del momento, il pozzo da cui attingere per la tanto annunciata, richiesta e sperata ripartenza, da un fermo che ci restituisce anche una possibilità tanto sottovalutata: cioè quella di ripensare un cambiamento di cui sentiamo la necessità; di cui il Belpaese tutto ha bisogno.
Il Belpaese, un luogo in cui molti ambirebbero vivere, e persino noi cittadini italiani, pur tra mille lamentele, non scambieremmo il nostro stile di vita con quello di altri popoli europei per nessuna ragione al mondo.
Qual è il segreto dell'Italia e dei suoi abitanti? Per quale ragione questo paese sfugge così spesso alle classificazioni?
ALESINA e ICHINO in questo libro raccontano dove sta la vera ricchezza degli italiani e quali i fattori di creazione di valore e ricchezza; soprattutto raccontano perché il nostro Paese non si può descrivere solo in termini di Prodotto Interno Lordo.
Cosa di cui abbiamo bisogno ora più che mai, per ricostruire un percorso di ripartenza economica, sociale e antropologica.
SCHEDA TECNICA
Ed. Mondadori
Collezione “strade blu”
Formato libro: Pag 154 – 15 x 21 cm
sett. 17 - Aprile 2020
“Solo sognando e restando fedeli ai sogni riusciremo a essere migliori e, se noi saremo migliori, sarà migliore il mondo”.
È questa una delle tante frasi, forse la più bella e significativa del libro di Sepúlveda che abbiamo scelto per voi.
E’ il nostro omaggio/ricordo di Sepúlveda, scrittore, poeta, viaggiatore, conferenziere, giornalista, sceneggiatore – che ha creduto nel potere della letteratura, nella forza dirompente della cultura, nei messaggi che essa può dare universalmente, un messaggio contro la brutalità del potere, contro l’intolleranza, o peggio la falsa tolleranza, dei suoi ideologi, contro il silenzio di chi è connivente o di chi da vittima finisce per farsi complice, in nome di un quieto vivere che la storia ha dimostrato impossibile.
Va letto, per la capacità di racconto della realtà, della crudezza dei fatti e della tenerezza dei ricordi; ma anche per il trasporto nel sogno cileno, capace di riprendersi tutto con audacia e forza d’animo dopo aver vissuto gli anni terribili della dittatura di Pinochet.
Unica convinzione: l’inesauribile “potere dei sogni”.
SCHEDA TECNICA
Ed. Guanda
Collana “le fenici rosse”
Formato libro: Pag 125
Prima edizione 2005
sett. 16 - Aprile 2020
Nell’uso comune, pazienza è sinonimo di sopportazione, persino di rassegnazione passiva; cioè la rinuncia ad agire e a lottare per realizzare i propri obiettivi e desideri.
Ma il concetto di pazienza racchiude risorse e accezioni ben più ricche –collegate all’attesa e alla strenua resistenza per ciò che vale– che la filosofia e le religioni hanno frequentato assiduamente.
Questo libro apre con la descrizione di un vero e proprio cantiere di pratica filosofica nel quale attraverso una serie di esercizi, stimola il lettore in un percorso di domande filosofiche su un termine ultimamente “fuori moda”.
L’atteggiamento suggerito è quello dell’ascolto nei confronti di una parola di cui facciamo uso e della quale si pensa di conoscerne a fondo il significato.
Questo sguardo diretto sui concetti non serve solo a chiarirli, ma può aprire possibilità non ancora realizzate, far sgorgare dal fondo le riserve di significato che contengono.
Distinguere, opporre, comparare, definire sono i verbi usati dall’autrice e sono anche i verbi dell’utilizzo pratico della filosofia che richiede tempo, calma, approfondimento e appunto pazienza.
Nel mondo attuale, veloce, immediato, votato alla semplificazione, in questo caso sinonimo di superficialità, un simile atteggiamento è considerato poco utile e soprattutto per niente vantaggioso.
Tutti i giorni facciamo i conti con la pazienza. Più spesso, magari, con la sua mancanza. Sembra già difficile mantenerla (figuriamoci poi provare ad aumentarla con l’“allenamento”), eppure siamo solerti nell’additare gli impazienti (per non parlare degli irascibili). Ma nonostante ci siamo abituati, difficilmente sapremmo dire di che si tratta, da dove venga, come si conservi: chi volesse cimentarsi ad indagare questi aspetti trovare ben poco materiale a disposizione. In più, trattandosi di un’umana virtù, occorre una riflessione che parta, sì, dalla teoria, ma che sia utile (anzi, applicabile) alla pratica quotidiana: un esercizio di “filosofia in pratica” che non si limiti all’esame del concetto ma penetri nell’esperienza del soggetto non solo dal punto di vista della psicologia ma anche da quello, appunto, della filosofia.
Luciana Regina, nel suo Pazienza, raccoglie questa sfida senza lasciarsi scoraggiare dallo spirito dei tempi, votati al tutto-e-subito; bensì cogliendo l’attualità e la necessità del tema.
SCHEDA TECNICA
Ed. Mursia
Collana “Piccole Tracce”
Formato libro: Pag 138 - 14 x 21 cm
Prima edizione 2014
sett. 15 - Aprile 2020
Suggeriamo questo libro per l’importanza e il valore concreto e simbolico del suo titolo; indicativo di una delle VIRTÙ cardinali che, oggi, è sempre meno riconosciuta ed espressa: la perseveranza.
Eppure, proprio oggi, ci sarebbe un bisogno estremo di questa caratteristica dell’uomo e ne stiamo avendo testimonianza diffusa di quanti nelle professioni mediche e di aiuto, si stanno prodigando per gli altri.
Nel perseverare si costruisce, si fortifica LA SPERANZA che è poi la base per mantenere quell’energia e quella passione per raggiungere i nostri obiettivi.
L’autore di questo piccolo e interessante testo, dimostra cultura, conoscenza, acume e concretezza nelle sue riflessioni. Coglie uno dei mali moderni, quello dell’assenza della perseveranza, come elemento alla base della crisi socioeconomica di questi tempi.
L’assenza di perseveranza per l’autore sarebbe alla base di come viene vissuto e letto (in modo pericoloso) il lavoro oggi sistematicamente associato al solo profitto economico e finalizzato a se stessi. In realtà il lavoro dovrebbe essere vissuto con un più forte e sincero senso di servizio, perché solo in questo modo, nel favorire il bene degli altri, il lavoro assume un senso, cresce, si fortifica e ci appaga della fatica spesa.
Alcune suggestioni e frasi con al centro il tema della SPERANZA, e altri vocaboli di cui abbiamo estremo bisogno di riappropriarci, emersi dalla lettura:
La vita vuole sempre sé stessa e perciò si spinge illimitatamente oltre sé e reclama per sé il futuro: lo sperare non è che questo.
La speranza è la metamorfosi cosciente di una spinta originaria che la precede: la voglia di vivere.
(… omissis …) sperare è un sentire, perseverare è un agire e come tale è virtù.
(… omissis …) ogni vivente non è autosufficiente, ma vive in relazione e di relazioni.
(… omissis …) il laboratorio della speranza è la perseveranza perché è impossibile sperare in un mondo migliore senza che si lavori per esso.
SCHEDA TECNICA
Ed. il Mulino
Collana “Voci” – serie “Parole controtempo”
Formato libro: Pag 141 - 11 x 17,5 cm
Prima pubblicazione 2014
sett. 14 - Aprile 2020
È inutile dire che stiamo vivendo in mezzo ad una grande incertezza in campo educativo, un’incertezza forse senza precedenti nel passato.
Questo breve saggio è stato pubblicato per la nel 1938, e più volte pubblicato e ristampato; lo suggeriamo in questo momento dove le distanze e l’isolamento imposti per necessità, ha rimesso in moto interessanti riflessioni sull’educazione e sulla scuola.
Parlare oggi di educazione rileggendo i testi di John Dewey, scomparso sessant’anni fa, è una impresa utile e originale nel periodo critico che viviamo: non si tratta quindi di un esercizio di retrospettiva storica, ma di una riflessione per capire se le sue idee pedagogiche e filosofiche hanno ancora una attualità, se possono aiutare oggi chi si trova nella trincea quotidiana di una scuola che vive probabilmente una delle sue crisi più profonde.
Il testo non contiene idee nuove, né dal punto di vista filosofico che pedagogico. È piuttosto la sintesi matura del pensiero dell'autore sul tema generale dell'educazione e delle "scuole nuove", di cui Dewey era stato attivo sostenitore nei decenni precedenti.
In Esperienza ed educazione Dewey contrappone in modo netto il proprio pensiero filosofico a quello dei "conservatori", che pensano ad un ritorno alla tradizione precedente alle scuole nuove, ma non risparmia critiche alla effettiva gestione di queste scuole.
È poi significativo il fatto che Dewey consideri, in tutto lo scritto, le scuole nuove direttamente ispirate dalla concezione filosofica dell'esperienza: non parla di pedagogia, ma di filosofia dell'educazione. La dizione è senz'altro giustificata: tutto lo scritto (come del resto tutta l'opera di Dewey) è filosofica. Forse Dewey è davvero l'ultimo dei filosofi moderni in cui la pedagogia sia, in modo pieno, una disciplina filosofica.
Ciò che oggi ci sembra ancora di grande attualità nell’opera di Dewey è: 1) La lettura pedagogica dei filosofi e il riferimento ad una sua genealogia storica. 2) La responsabilità educativa degli adulti nei confronti delle nuove generazioni: le future generazioni e la loro crescita devono essere considerati come un bene comune. 3) I rapporti intergenerazionali: il passato, il presente e il futuro, in una prospettiva di crescita e sviluppo progressivo dell’umanità. 4) Il concetto di esperienza educativa. Senza fare esperienza diretta ed autentica non si apprende. 5) Lo spazio educativo concepito come laboratorio sperimentale e spazio transazionale in cui avviene un processo continuo di negoziazione tra maestro e alunni. 6) L’importanza dell’interazione tra soggetto e ambiente; la dimensione dialettica e storico-sociale dell’interazione. 7) L’ambiente è concepito come un organismo sociale che vive, cresce e apprende: la società apprende continuamente dalla sua storia. 8) Il rapporto tra particolarità e totalità, individualità e globalità. 9) Il pensiero come un esercizio continuo che è alla base dell’autonomia e della libertà. 10) La democrazia vuol dire diritti ma anche doveri; partecipazione, pensiero critico, pluralismo e partecipazione: è nella scuola che si apprende tutto ciò. «Il punto di partenza di qualsiasi
Esperienza ed educazione è diviso in 8 brevi capitoli (soltanto il terzo, dedicato allo studio filosofico dell'esperienza, è più ampio).
SCHEDA TECNICA
Ed. Raffaello Cortina Editore
Collana Minima, 129
Formato libro: Pag 108 – 12 x 19,5 cm
Anno di pubblicazione 2014
sett. 13 - Marzo 2020
Suggeriamo questo libro e la poesia che precede la premessa, perché è un’intramontabile strumento pe genitori, insegnanti e educatori, su come rafforzare l’autostima nei bambini…. E non solo.
Se i bambini vivono con le critiche, imparano a condannare
Se i bambini vivono con l'ostilità, imparano a combattere
Se i bambini vivono con la paura, imparano a essere apprensivi...
Inizia così la celebre poesia della pedagogista e consulente familiare Dorothy Law Nolte: un testo semplice e illuminante che nei decenni ha ispirato generazioni di genitori per poi trasformarsi in un manuale, scritto a quattro mani con la psicoterapeuta Rachel Harris, destinato ad essere intramontabile punto di riferimento per famiglie e educatori in tutto il mondo.
Il principio che guida le due autrici pagina dopo pagina è semplice e al tempo stesso essenziale: "I bambini sono come spugne.
Assorbono tutto quello che facciamo e diciamo. Imparano da noi in ogni momento, anche quando non ce ne rendiamo conto".
Ricco di aneddoti ed esempi puntuali, I bambini imparano quello che vivono offre ai genitori uno strumento semplice ed efficace per districarsi fra dubbi e scelte quotidiane.
Dalla gestione dei capricci al modo migliore di parlare con i piccoli, dal corretto uso delle regole alla trasmissione dei valori, il classico di Dorothy Law Nolte è una guida insostituibile per accompagnare i bambini nella crescita e aiutarli a diventare adulti consapevoli e felici.
SCHEDA TECNICA
Ci sono varie edizioni
Formato libro: Pag 202 - 14 x 21,5 cm
sett. 12 - Marzo 2020
Suggeriamo questo libro in un momento molto critico in cui il bisogno di comunità dal livello più ampio e planetario, a quello più di prossimità delle relazioni parentali e amicali si fa vivo, forte e essenziale.
In un tempo nuovo per tutti, dove le distanze e l’isolamento imposti per necessità, ci portano a rivalutare la COMUNITA’ quale essenziale orizzonte sociale e psicologico.
Nell’isolamento e nella distanza, si fa forte la nostalgia per il passato, che dovrebbe portarci a riflettere sul presente in modo critico, come fa l’antropologo Marco Aime nel suo ultimo libro titolato “Comunità”.
Il volume, agile nelle sue poco più di cento pagine, è un insieme di spunti e riflessioni attorno al concetto di “comunità”, analizzato nelle sue diverse sfumature semantiche e con l’ausilio di pensatori come Robert Redfield, Max Weber e John Dewey. Il punto di partenza del volume è la consapevolezza, o perlomeno la percezione, di essere di fronte ad un declino costante della struttura relazionale che fonda il concetto di comunità, caratterizzata dall’omogeneità, dalle dimensioni ridotte del gruppo, dalla prossimità e dalla reciprocità. Aime descrive in modo sintetico ma efficace le tappe di questo fenomeno, partendo dall’industrializzazione per arrivare a Internet e ai giorni nostri.
Questo volume rappresenta una lettura agile e piacevole con spunti preziosi e le riflessioni sul rapporto conflittuale tra comunità e contemporaneità da rivalutare davanti allo smarrimento di questa delicata fase storica, dove la rivalutazione di alcune parole dimenticate è sempre più fondamentale, per un rinnovato rapporto tra persone, popoli, nazioni, stati e continenti.
Il punto di partenza, è la costruzione di una “filosofia del co”, fondata appunto sulla condivisione: «riscoprire il valore della condivisione significa superare l’impoverimento umano e culturale a cui ci porta la solitudine della competizione a ogni costo, del possesso come marchio di successo» (p.114). Aime auspica nuove forme di azione “co-mune” e “co-llettiva” finalizzate non solo alla razionalizzazione delle risorse ma anche alla creazione di nuove socialità e reti amicali basate sulla fiducia. L’Autore si concentra poi sul concetto di dono, che fugge da ogni logica economica, e su quello di bene comune, sempre più trascurato. In altre parole, Aime cerca parole e concetti che possano tracciare un modello di società alternativo a quello individualista e capitalistico odierno, imperniato su una logica del profitto ineluttabilmente conflittuale con la comunità e i suoi assiomi – reciprocità, condivisione, mutuo aiuto.
SCHEDA TECNICA
Ed. il Mulino
Collana “Voci” – serie “Parole controtempo”
Formato libro: Pag 128 - 11 x 17,5 cm
Anno di pubblicazione 2019